Replying to I 10 criminali piu ricercati al mondo
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giovacca95Posted: 21/3/2009, 21:43
dai zitto che se uno cerca su goggle vede al nostro forum e fana visita in piu e poi e pure bello come argomento se poi cancelliamo pure le cose che ci mettiamo in attualita!straccia progetta nuovo gioco x rpg wowowowowowowow che notizione!!!!!!!!!!!
-BobbyZ-Posted: 21/3/2009, 21:41
ma che è sa cazzata levala che tanto nn credo che qualcuno se la legga... ma fuck
giovacca95Posted: 21/3/2009, 21:40
Tra i criminali più ricercati dalle polizie di tutto il mondo c'è anche un italiano. E' Matteo Messina Denaro, il superfuggitivo di Cosa Nostra conosciuto anche come "Diabolik".
Si dice abbia le redini dell'organizzazione da quando Bernardo Provenzano è stato catturato e, come recita l'approfondimento della Direzione Centrale della Polizia Criminale, "è ricercato dal 1993, per associazione di tipo mafioso, omicidio, strage, devastazione, detenzione e porto di materie esplodenti, furto ed altro".

La "foto di famiglia" dei pericoli pubblici italiani è disponibile sul sito del ministero dell'Interno.
Si tratta dei 30 superlatitanti segnalati dal Gruppo Integrato Interforze (G.I.I.R.L.), le loro foto segnaletiche sono diffuse per "stimolare lo spirito di collaborazione della collettività con le Forze di Polizia nel settore della ricerca di pericolosi malviventi".

Denaro non è quello a piede libero da più tempo. Pasquale Scotti, camorrista di Casoria, "è ricercato dal 1985 per omicidio e occultamento di cadavere e altro".
Spiccano inoltre alcuni baby-superlatitanti come il torinese Giovanni Nicchi, classe 1981, "ricercato dal 2006 per associazione di tipo mafioso, estorsione e altro".

Nessuno però gode della fama internazionale di Denaro. Il boss siciliano si colloca infatti al quinto posto nella speciale classifica di Forbes dedicata ai latitanti appartenenti al gotha del crimine planetario.

In questa top ten, il primo in assoluto - superfluo dirlo - è Osama Bin Laden, uccel di bosco nonostante da anni sia il target dell'esercito e dei servizi segreti più famosi del mondo.

Dopo lo "sceicco del terrore", ci sono personaggi meno noti al pubblico italiano.
Joaquin Guzman, secondo, è il più potente narcotrafficante messicano. Ha sostituito i colombiani nella gestione del flusso di cocaina tra il Sudamerica e gli Stati Uniti.

Terzo è l'uzbeko Alimzhan Tokhtakhounov, poliedrico boss della mafia russa detto "Taiwanchik" per le sue fattezze orientali, con interessi che spaziano dallo sport (in gioventù ha addirittura giocato a calcio nella Cska Mosca) al narcotraffico, passando per il contrabbando d'armi.

Quarto è Dawood Ibrahim Kaskar, boss dell'organizzazione criminale indiana D-Company. Oltre alle consuete attività criminali - traffico di droga, omicidi e contrabbando - Kaskar è sospettato di avere legami con Al Qaeda e di essere l'organizzatore dell'attentato che nel 1993, a Mumbai, uccise 257 persone e ne ferì 713.

Il quinto, come si diceva, è il nostro Denaro. A seguire, Felicien Kabuga, uno dei reponsabili del genocidio in Rwanda, Pedro Antonio Marin, capo delle Farc colombiane, il guerrigliero ugandese Joseph Kony, il boss irlandese di Boston, James "Whitey" Bulger, e Omid Tahvili, mafioso iraniano operativo in Canada.
Osama bin Muhammad bin Awad bin Laden, più noto come Osāma bin Lāden o Bin Lāden (in arabo: أسامة بن محمد بن عوض بن لادن, Usāma b. Muhammad b. Awāḍ b. Lādin; Riyad, 10 marzo 1957), è un militante islamista sunnita a capo di al-Qā‘ida, la più nota organizzazione terroristica internazionale.

Ritenuto dalla CIA e da diversi altri governi [1] il principale ideatore e mandante degli attentati dell'11 settembre 2001 alle Twin Towers di New York e al Pentagono di Arlington (Virginia),[2][3] dei quali egli stesso si è attribuito la responsabilità, è latitante da anni e non si è certi della sua esistenza in vita. Una corte di giustizia spagnola lo ha accusato assieme ad altre 34 persone degli atti di terrorismo compiuti l'11 marzo 2004 a Madrid.[4]

Figura al primo posto nella lista dei ricercati dall'FBI[5] ma non per i fatti dell'11 settembre poiché per tali atti terroristici a occuparsene è direttamente il Dipartimento di Stato americano che ha messo su bin Laden una taglia di 25 milioni di dollari [6]. Con al-Qā‘ida avrebbe finanziato nel 1997 l'uccisione di un gruppo di turisti a Luxor, in Egitto.[7] Nel settembre 2006, dopo che alcuni giornali francesi hanno diffuso la notizia della sua morte per febbre tifoidale (poi smentita), è stato ipotizzato un cattivo stato di salute di Bin Lāden che perdurerebbe da alcuni anni.
Il 2 novembre 2007 in una intervista televisiva alla televisione Al Jazeera, la scomparsa statista pakistana Benazir Bhutto disse che Osāma bin Lāden era stato ucciso da Ahmad Omar Sa'id Shaykh, noto ufficiale del servizio segreto militare pakistano dell'ISI (Inter-Services Intelligence). La BBC ritiene probabile si tratti di un lapsus.[8]
Nato da madre siriana, diciassettesimo di cinquantadue fratelli e fratellastri[9], Osāma è figlio di Muhammad bin Awād bin Lāden (1908-1967), self made man originario dello Yemen del Sud operante nel settore delle costruzioni e in stretto rapporto con la famiglia reale saudita.
Primogenito della nuova favorita del padre, voci non confermate raccontano come fosse mal visto dai numerosi fratelli, spesso molto più anziani di lui.[senza fonte]
Cresciuto nell'insegnamento della cultura e della religione musulmana fedele alla Sharī‘a (Allah è spesso invocato da Osāma nelle sue interviste), Osama fa riferimento alla corrente dell'Islam wahhabita, dal nome dal suo fondatore Muhammad ibn ‘Abd al-Wahhāb, che predica un ritorno alla religione delle origini con la cancellazione di tutte le innovazioni apportate dallo svolgersi del tempo.
Ancora adolescente venne mandato a studiare in un college; le specializzazioni – anche in chiave di un suo futuro inserimento nell'azienda paterna – furono economia e pianificazione amministrativa. A diciassette anni sposa una ragazza siriana, la prima delle sue quattro mogli. Nel 1979 conseguì però anche un diploma in ingegneria civile all'Università di Gedda. Nel 1971, quando aveva quattordici anni, visitò insieme a due fratelli la Oxford University. Il periodo trascorso in Gran Bretagna del giovane Osāma è documentato da alcune istantanee pubblicate dopo i fatti dell'11 settembre dalla stampa occidentale.
Nel 1979, ventiduenne, Bin Lāden si avvicinò alla causa dei Mujahedin impegnati nella guerriglia islamista avversa al governo filo-sovietico dell'Afghanistan, organizzando alcuni anni dopo (1984) un nuovo fronte, chiamato Maktab al-Khidmat (MAK), con il compito di convogliare denaro, armi e combattenti per la guerra afgana.
Il MAK di bin Laden non ricevette [10] finanziamenti dalla CIA che – secondo lo stesso Consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski – in quel tempo intervenne direttamente ed indirettamente (attraverso i Servizi Segreti pakistani) nel finanziamento, nella fornitura di armi (inclusi i missili contraerei spalleggiabili Stinger), nella preparazione e nell'assistenza logistica ai guerriglieri afgani.
La nascita dell'organizzazione terroristica di al-Qā‘ida, in principio una formazione preparata per la guerriglia, risale attorno al 1988. Quando Osāma lasciò il MAK, molti dei suoi militanti confluirono nella nuova organizzazione. Osannato come eroe in Arabia Saudita, Bin Lāden non si mostrò tenero verso la sua patria, lamentando in occasione della Guerra del Golfo del 1991 un'eccessiva dipendenza militare del suo paese nei confronti degli Stati Uniti. Seguì una incrinatura dei rapporti, ed una rottura definitiva, con la monarchia araba. Nello stesso 1991 decise di fissare in Sudan la propria base operativa a Khartum, in Mc Nimr street. Tre anni dopo, ammettendo il suo coinvolgimento in attentati compiuti a Riyad e Dahran, perderà la cittadinanza saudita.
Con l'aiuto di presunte organizzazioni caritatevoli (una delle quali fondata dallo stesso cognato Mohammed Jamāl Khalīfa), espanse successivamente il proprio raggio di attività inviando esponenti della propria organizzazione nel sud est asiatico ed in Africa, Europa e Stati Uniti con lo scopo di reclutare nuovi affiliati per al Qā‘ida e radicare il fondamentalismo islamico.
Nel 1996 il Sudan espulse bin Laden che fu costretto ad un ritorno in Afghanistan, accolto dai capi del governo talebano che in quell'anno avevano assunto il controllo del paese.
Nel 1999 la CIA si occupò di addestrare ed equipaggiare segretamente un commando di circa 60 uomini dei servizi segreti pakistani con l'obiettivo di farli entrare in Afghanistan per catturare o uccidere Osama bin Laden [11]
Il 1° marzo 2003 a Rawalpindi, nel nord-est del Pakistan avviene l'arresto di Khālid Sheikh Mohammed, uomo chiave dell'organizzazione terroristica al-Qā‘ida e ritenuto la mente degli attentati dell'11 settembre 2001.
Bin Lāden ha ammesso un suo diretto coinvolgimento negli atti terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre 2001 solo tre anni dopo gli episodi, ovvero il 29 ottobre 2004 con un video trasmesso dall'emittente del Qatar al-Jazīra, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. In precedenza non aveva comunque mancato di definire più volte gli Stati Uniti un paese ostile all'Islam e un nemico dichiarato da combattere "con ogni mezzo" in nome della Jihād. Fra le registrazioni video, effettuate presumibilmente in Afghanistan e diffuse nei giorni immediatamente successivi all'11 settembre dall'emittente al-Jazīra, una in particolare aveva mostrato lo stesso Osāma parlare dell'attentato in termini che – secondo gli analisti dei Servizi Segreti statunitensi – lasciavano pochi dubbi su una sua partecipazione al piano d'attacco.
L'ultima localizzazione di Bin Lāden risale al 2001 nella zona di Kandahar, Afghanistan. Dopo l'attacco dell'11 settembre gli Stati Uniti chiesero al governo dei Talebani l'estradizione di Bin Lāden, senza ottenerla. Questo rifiuto fu uno dei motivi riportati dalle fonti ufficiali statunitensi per il successivo attacco militare all'Afghanistan in cui lo stesso governo talebano fu rovesciato. I tentativi di trovare e catturare Osāma da parte dei contingenti militari americani in azione in Afghanistan non ebbero successo, nonostante massicci attacchi aerei compiuti nell'area di confine tra Afghanistan e Pakistan, in special modo nella zona montuosa ricca di grotte di Tora Bora, nella quale si riteneva che il capo di al-Qā‘ida potesse essersi nascosto (qui avvenne la battaglia di Tora Bora). Esistono ipotesi secondo cui Bin Laden sia stato ucciso in quei raid o che sia morto per cause naturali a causa delle sue precarie condizioni di salute. L'ultima testimonianza incontrovertibile della sua presenza risale al 2001.[senza fonte]

Sebbene sia stato ufficialmente ripudiato dalla sua famiglia, si ritiene che continui a ricevere da essa sostentamento finanziario.[senza fonte]

La sua esatta ubicazione rimane tuttora sconosciuta, anche se si ritiene che il luogo ove potrebbe essere rifugiato, assieme ad alcuni suoi fedeli collaboratori, sia localizzato nelle zone montuose al confine tra Afghanistan e Pakistan.

Sempre secondo l'FBI, Bin Lāden è responsabile anche degli attentati compiuti contro le ambasciate degli Stati Uniti a Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya) che causarono la morte di oltre duecento persone,[17] e di altri attacchi terroristici in varie parti del mondo.

Alla vigilia del sesto anniversario dell'attacco agli Stati Uniti dell'11 settembre 2001, la CIA rivela di aver ricevuto un nuovo video di Osāma bin Lāden – con una barba curiosamente nera, dopo che essa aveva mostrato in precedenza un abbondante imbiancamento.[18] Bin Laden nel video cita Sarkozy. Nel video Bin Lāden sarebbe ritratto sullo sfondo e leggerebbe il testamento di uno dei terroristi delle Twin Towers, Walīd al-Shehri.

Fonti della catena televisiva Al Arabiya hanno affermato che i servizi segreti americani intendono cercarlo con una massiccia operazione militare in tutta la parte settentrionale delle aree tribali pakistane,dove si nasconderebbe proprio a nord del paese, nei pressi del K2. Si sarebbe tenuto inoltre a Doha un vertice per attuare il piano. [19] Ahmid Mir, giornalista pakistano autore di numerosi servizi su Bin Laden e la sua organizzazione, non sostiene tale tesi, ma al confine tra Afghanistan e Pakistan, in una zona, afferma, più simile alla natìa Arabia Saudita.
Il 2 novembre 2007 in una intervista alla televisione Al Jazeera, durante il programma canadese Frost over the world, la scomparsa statista pakistana Benazir Bhutto disse che Osāma bin Lāden era stato ucciso da Ahmad Omar Sa'id Shaykh, noto ufficiale del servizio segreto militare pakistano dell'ISI (Inter-Services Intelligence). Tuttavia la dichiarazione è ritenuta un lapsus dalla BBC[8] ed è ritenuta non confermata dalla Commissione Europea.[20]
L'ultimo videomessaggio di bin Lāden risale al 21 marzo 2008, quando ha inviato due videomessaggi, in uno dei quali minacciava di morte papa Benedetto XVI che venne difeso da Bill Clinton.

Joaquin Guzman
Joaquín Guzmán Loera (25 dicembre 1954) è un criminale messicano.
Conosciuto anche come Joaquin "el Chapo" Guzmán è il capo del Cartello di Sinaloa, un'organizzazione criminale dedita al traffico di droga internazionale, così chiamata dallo stato messicano in cui ha la propria base.
Nel maggio 1993 riesce ad evitare un agguato teso dai membri di un'organizzazione rivale, quella di Arellano Félix. Al suo posto viene colpito un cardinale, Juan Jesús Posadas Ocampo. L'omicidio desta un enorme scalpore internazionale, che porta all'intensificarsi delle indagini.
Sempre nel 1993 a Tijuana viene scoperto un canale sotterraneo lungo 443 metri lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti, utilizzato dagli uomini di Guzman per il traffico della cocaina.
Arrestato il 9 giugno del 1993 nel Chiapas con l'accusa di omicidio e traffico di droga, è riuscito a scappare dalla prigione di Guadalajara dopo aver corrotto delle guardie carcerarie. Dopo la fuga consolida il suo potere, fino a soppiantare i colombiani e a diventare il più potente trafficante di droga messicano, in grado di controllare il commercio di cocaina dalla Colombia agli Usa. [4]
Nel 2009 viene inserito dalla rivista Forbes nella lista degli uomini piu ricchi del mondo, con un capitale di circa 1 miliardo di $.
Alimzhan Tursunovich Tokhtakhounov è un uomo d'affari, e l'ex atleta di uzbeke origine. He is accused in relations with organized crime and bribing of figure skating judges in the 2002 Winter Olympics [1] . Egli è accusato di rapporti con la criminalità organizzata e la corruzione di giudici nel pattinaggio di figura del 2002 Olimpiadi Invernali [1]. His nickname is thought to be "Taiwanchik," which refers to his distinctly Asian as opposed to Eastern European facial features. Il suo soprannome è pensato per essere "Taiwanchik", che si riferisce al suo stile prettamente asiatico rispetto al viso orientale.


non li o potuti fare tutti x mancanza di spazio e informazioni!spero vi piaccia xk e un argomento che mi stuzzica molto